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7 marzo 2014

INTERVISTA - Antonella Albano e "Io,Liam"

Ringrazio Antonella Albano per la disponibilità e il suo ufficio stampa per averci contattato. Per me è un piacere conoscere un'autrice così vicina ai miei gusti e alle mie passioni, perchè adoro l'urban e i vampiri, sia nei libri che nei film e telefilm.


Antonella Albano, classe 1962. Dopo gli studi classici lavora dapprima come correttrice di bozze e redattrice per alcune case editrici pugliesi, per poi approdare nella scuola come insegnante e dedicarsi infine alla didattica per adulti. Gestisce un blog personale (Shadowcat loves TV series). Collabora dal 2010 con il blog letterario Diario di Pensieri Persi; dal 2011 è parte della redazione del portale dedicato al fantastico Urban-fantasy.it e del sito The Vampire Diaries Italia. Nel 2013 ha pubblicato il saggio Vampiri, supereroi e maghi. Metafore e percezione morale nella fiction fantastica, per la casa editrice Aracne.




Quando hai scoperto la passione per la scrittura? Qual è stato il primo testo che hai scritto?

In verità la mia predilezione per la scrittura si esprimeva in lunghe lettere a malcapitati amici. Più che altro la passione per le storie è stata sempre divorante: film, telefilm, libri in quantità industriale, ma anche storie inventate sin da ragazzina, che però non avevano via d’uscita. Non ho trovato la forza di scrivere se non pochi anni fa. Prima non l’ho permesso a me stessa. Poi, d’un tratto, ho cominciato a buttare giù una storia, quella di questo primo romanzo, grazie soprattutto all’incoraggiamento di mio marito. In seguito ho cominciato a delineare il mio pensiero su ciò che mi piaceva tanto: il fantasy, le storie di vampiri; e il web mi ha offerto uno sbocco, grazie a siti come Diario di Pensieri Persi e altri. Il frutto delle mie elucubrazioni l’ho pubblicato nel saggio Vampiri, supereroi e maghi; in effetti, però, l’ultimo pubblicato, Io, Liam, è anche la mia prima esperienza di scrittura.

Appassionata di fantasy, quale opera ti ha influenzato maggiormente? C’è un autore che ti ha ispirato?

Tolkien è stato fondamentale e lo amo moltissimo, a J.K. Rowling va tutta la mia stima, Silvana De Mari è per me un punto di riferimento fra gli autori italiani, per un fantasy che non sia mero intrattenimento, ma anche profonda riflessione sul presente e sul passato.

Hai un interesse particolare per i vampiri, da cosa nasce?

Ne ho parlato molto nel mio saggio, in sostanza vedo i succhiasangue come perfette metafore sia della fame di vita e, in ultima istanza, di felicità, sia proprio del desiderio in sé, inteso come bisogno disperato di qualcosa che manca, che noi moderni, col culto estremo dell’autonomia e dell’autosufficienza, rinneghiamo e percepiamo come sintomo di debolezza. Mi interessa lo sdoganamento della brama in senso oserei dire religioso, come necessità estrema dell’Altro da sé. In breve: il vampiro che si innamora è l’oscurità (si badi bene, non il buio) che ha nostalgia della luce. In questo senso i temi morali vengono fuori da tutte le parti.

Io, Liam è un’opera che s’incentra sulla vita di un vampiro, il personaggio è trattato in modo molto approfondito, ti sei ispirata a qualcosa o a qualcuno per dare vita al tuo protagonista?

Non è casuale che avessi cominciato a vedere The Vampire Diaries e il personaggio di Damon Salvatore ha influenzato tanto il mio Liam. In effetti però anche Angel/Angelus e Spike di Buffy the Vampire Slayer hanno costituito l’humus ideale per la crescita del personaggio.

 

C’è una parte della tua personalità nei personaggi di Io, Liam? Se sì, quale tratto e in quale personaggio?

Vuoi la verità? Quasi in tutti. Pure nel cane :P C’è un po’ di me in Elisa, ma molto anche in Adriana, la madre, e tantissimo in Liam stesso. La sua lotta per riguadagnare la propria identità attraverso l’amicizia e l’amore, ricacciando quella parte oscura che c’è in ognuno, la trovo molto parte di me. In effetti in questione nel romanzo è la sua storia, non puramente la storia del suo amore per Elisa: l’innamoramento è un mezzo, non un fine.

 

Nel tuo romanzo, poni particolare attenzione sulla musica e sul canto, è una tua passione? Come mai questa scelta?

Sì, la musica è importante per me, è l’aspetto di Elisa che più mi corrisponde. Liam e lei sono uniti dalla musica. In effetti avrei voluto creare un libro completamente multimediale, con i link ai brani da poter ascoltare leggendo, e il luoghi – che sono quasi tutti reali – da poter guardare. Non è stato possibile, ma vorrei supplire a quest’aspetto attraverso il sito, che però, lo ammetto, è ancora in fieri. Ma ci sto lavorando.

Quale passo del romanzo ti ha coinvolta maggiormente e ti è piaciuto stilare? Quale, invece, hai trovato più difficile da trattare?

Un aspetto che mi ha conquistata è stato lo scrivere in sé, in un certo senso. Era la prima volta, mi ero sempre trattenuta, ma quando ho cominciato a riempire le pagine word e il mondo che avevo costruito nella mente prendeva forma, è stata come una rivelazione: era facile, era esaltante, mi veniva naturale, così come le vicende si costruivano facilmente, proprio come avevo sempre fatto prima nella mia mente. E leggere a mio marito quello che scrivevo di volta in volta, e vedere la sua espressione mentre non vedeva l’ora di sapere quel che sarebbe successo, è stata una delle esperienze più esaltanti della mia vita. In seguito è stato difficile rivedere il tutto, tagliare pezzi, semplificare, impostare i dialoghi in base alle peculiarità di ogni personaggio. Insomma la revisione è stata dura per me, che tendenzialmente non tornerei mai su quel che ho fatto, che sia un maglione, una pietanza o uno scritto. Però forzarmi a farlo, esortata più che caldamente da amici esperti, è stato un lavoro utile e molto formativo.

 

Com’è stato il tuo percorso verso la pubblicazione? Cosa consiglieresti ai giovani autori?

È stato un percorso abbastanza lungo, ho mandato il manoscritto a diversi editori piccoli e medi, prima che Il Ciliegio mi facesse quella fatidica telefonata, il 5 febbraio 2013, in cui mi accettava nella scuderia dei suoi autori. Una delle lettrici di questa casa editrice – a cui andrà sempre la mia riconoscenza – ha visto nel mio romanzo qualcosa di più del solito romanzo sui vampiri, ha intravisto qualcosa della mia anima. Insomma è andata oltre le prime pagine e oltre l’apparenza. Devo ammettere che però ho rifiutato anche un’ipotesi precedente di pubblicazione perché mi veniva richiesto di stravolgere completamente il testo, e questo senza averlo nemmeno letto tutto. Io so che si fa così, a volte, e so che la costruzione di un libro può essere fatta a tavolino per ottenere il meglio da un’idea, però stavo raccontando ad altri proprio quella storia che era tanto piaciuta a mio marito: proprio quella storia lì. So bene che sarebbe stata perfettibile, ma l’ho amata così. Forse ho resistito perché non sono più una ragazzina e in qualche modo questa resilienza, così dura da conquistare, la dovevo a me stessa. Nel frattempo ho imparato l’importanza dell’editing, che non è poco, via!
Ai giovani autori consiglio di scrivere sempre per imparare, di essere umili e di continuare a provare, se si crede davvero in quel che si fa, ma anche di crescere, per poter comunicare qualcosa di davvero importante (siccome sono un poco “vecchia”, mi permettete di dire questa cosa?).

Che cosa pensi del self-publishing?

Non l’ho considerato adatto a me. Avevo bisogno di un avallo da una casa editrice. Sapevo che da sola non avrei potuto approntare a dovere il testo. Dunque è sia una questione psicologica (diciamo che volevo qualcuno che approvasse) sia una questione pratica, perché non si può essere autosufficienti in questo campo. D’altronde affidarmi ai servizi editoriali a pagamento non mi faceva sentire tranquilla, poiché non avrei potuto fidarmi completamente. So bene che il mondo editoriale è complicato e difficile, in fondo all’inizio della mia carriera volevo fare la correttrice di bozze e l’editor. Tanta gente vede svalutato e malpagato il proprio lavoro, che invece è importantissimo, mentre molte case editrici pagano poco e male i propri collaboratori e pubblicano cose opinabili per l’imperativo di vendere per sopravvivere. Che dire? Ci sono piccole realtà che cercano di fare la differenza, Il Ciliegio è fra queste e io sono stata obiettivamente molto fortunata a incontrarla.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Tratterai ancora fantasy e vampiri? Puoi darci anticipazioni?

In mente avrei un altro saggio in verità: sui telefilm, che sono una mia grande passione. Confesso che mi piacerebbe iscrivermi di nuovo all’università per studiare critica televisiva, ma non so se potrò: vedremo. Se volete sapere se ho intenzione di scrivere un altro romanzo … forse sì, forse no. Diciamo che sto aspettando una storia che mi folgori. Certo Liam ed Elisa sono ancora là fuori, da qualche parte… Se vorranno tornare da me con una storia convincente, come potrei cacciarli?


Ancora grazie all'autrice per questa splendida intervista. In bocca al lupo Antonella, continua così!

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