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24 aprile 2014

RECENSIONE - Il Ritorno di Beynul di Jury Livorati

Titolo: Il Ritorno di Beynul 
Autore: Jury Livorati 
Editore: 0111 Edizioni

Questo romanzo ha una base ben delineata e un carattere chiaro che da subito esplica il fulcro della storia in una faida tra fazioni.

La prima cosa che ho notato leggendo è la fluidità della narrazione. Stile semplice, corretto e descrizioni lineari, soprattutto quando si tratta di dare vita agli scenari. Non è uno stile metaforico, ma tutto è fedele alla realtà, direi che le descrizioni sono genuine e dirette! Il testo è ben scritto, dettagliato, quindi la lettura da questo punto di vista è agevolata.

Dalle prime pagine è un grande tuffo nel contesto, si parte quasi con una lezione di storia e religione per fornire tutte le nozioni atte a capire l'ambientazione ma, e non me ne voglia l’autore, l’ho trovata un po’ pesante la parte iniziale, anche perché i dialoghi scarseggiano e non si hanno picchi di attenzione. Il flusso d’informazioni è massiccio, è un’esposizione continua senza intervalli.

Il racconto è in terza persona e, forse, una prima persona con l’influenza delle sensazioni del personaggio narrante avrebbe reso tutto meno freddo e più trainante.
 La terza persona fornisce un’ampia visione ma l’impressione che ho avuto è quella di eccessivo distacco dai personaggi. La storia cambia spesso prospettiva e personaggi, e non c’è un vero padrone della scena. Non avendo contatto approfondito con nessun soggetto non sono riuscita a calarmi nelle vicende.

Da un lato l'autore è portentoso nel descrivere fatti, scene e situazioni, dall'altro cala sulle emozioni dei personaggi. Ovviamente questo è quello che ho provato io. 

Il mondo ricreato, tra fantasy classico e distopico è affascinante e ben costruito, la religione regna come una forma dittatoriale e d’altra parte vi sono i Tecnici, fazione che pretende più liberta e giustizia cercando di metter i bastoni tra le ruote ai Religiosi. Beynul è l’ago della bilancia in mezzo ai due schieramenti ed è solo un bambino...

Le idee ci sono e sono molto chiare, l’autore non solo conosce perfettamente l’universo del suo romanzo ma è stato capace di trasferirlo su carta nei particolari e apprezzo molto questa dote e questo impegno.

Purtroppo non posso dare un voto alto perché il romanzo non mi ha coinvolto, ma voglio tenere conto delle idee e della stesura.

Lo stile dell’autore non fa per me, ma non è detto che non faccia per altri, anzi, penso che agli amanti del fantasy classico questo romanzo possa piacere molto, io ho bisogno di più sensazioni e sentimenti per sentirmi ben inserita nella storia.

❤❤

TRAMA
Il Regno di Alethya è sconvolto dagli scontri tra l'Ordine dei Religiosi, che detiene il potere, e i Tecnici, un gruppo di individui con facoltà soprannaturali. Il Manderley Ansal, massima autorità del Regno, ha ricondotto il popolo alla devozione grazie al Galen-at, il bambino considerato la reincarnazione del leggendario Mander. Durante una cerimonia, una squadra di Tecnici rapisce il bambino, gettando l'intero Regno in uno stato di crisi spirituale e sociale. Mentre il Manderley e l'ordine corrono ai ripari per mantenere il controllo della popolazione, i Tecnici aiuteranno il Galen-at a conoscere la sua vera storia e le vicende che hanno condotto alla nascita di Alethya e della religione. È l'inizio di un percorso alla scoperta di un complotto secolare e del misterioso potere del Vaso, che aiuterà il bambino a comprendere il suo obiettivo e a prendere parte allo scontro decisivo per le sorti di Alethya.
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