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6 febbraio 2015

INTERVISTA - Enzo Cristofori e Soul Exile

Vi presento Enzo Cristofori, un'autore esordiente che mi ha conquistato con il suo urban fantasy Soul Exile (recensione) edito da Lettere Animate.

Cristofori Enzo, nato a Rho il 08-05-1978, laureato in scienze naturali, appassionato di scrittura, disegno e ecologia. Residente a Legnano (MI) si occupa di green economy. La passione per la scrittura nasce nell’adolescenza, compone svariate poesie e racconti brevi. Scrive anche dei romanzi dopo i vent’anni di età, prediligendo il Fantasy, l’Horror e il thriller psicologico. Alcune delle sue poesie sono state pubblicate in varie raccolte:“Il suono del silenzio 2008”, TaTi Edizioni, 2008.“I poeti contemporanei”, Pagine edizioni, 2013.“Carmina Burana”, rivista online, 2008. Nel dicembre del 2014 pubblica il suo primo romanzo Urban Fantasy Soul Exile, con Lettere Animate Edizioni."

Ciao Enzo, Benvenuto su Peccati di Penna.

Ciao a tutti, grazie per l’invito.



Domanda di rito, quando hai iniziato a scrivere? Ricordi il tuo primo testo?

Ho iniziato a scrivere intorno ai 15 – 16 anni, le prime cose che scrivevo erano poesie abbastanza decadenti, adoravo lo stile di Baudelaire. Poi sono iniziati i racconti brevi, l’idea di un romanzo strutturato era sempre lì nel cassetto, finchè un giorno ho detto “Ora è il momento di provarci”.

 
Quale genere letterario senti più tuo? Quale, invece, non riesci a leggere e/o a scrivere e perché? 

In realtà mi piacciono vari generi, e vorrei cimentarmi un pò in tutti, il problema principale è che per scrivere devo essere davvero ispirato e i tempi a volte sono un pò lunghi. Comunque adoro il Fantasy in tutte le sue incarnazioni, la fantascienza, l’horror e il thriller di natura psicologica. Il genere che mi coinvolge meno è il Romance, anche se in tutti i miei personaggi l’amore è una componente fondamentale.


Come sei giunto alla pubblicazione e cosa pensi del Self-Publishing? Com’è l’esperienza con Lettere Animate?

Il percorso di pubblicazione è stato lungo un anno, con un sacco di rifiuti da parte di case editrici free. Quando stavo pensando anch’io al self publishing ho ricevuto due proposte quasi in contemporanea. Ho scelto Lettere Animate dopo accurata valutazione; è una casa editrice giovane, innovativa e con tante idee. L’esperienza è stata positiva finora e credo proprio lo sarà anche in futuro visto le molte operazioni dedicate agli autori che stanno portando avanti.


Disponibile su Amazon
Che cosa ha ispirato Soul Exile? A me ha ricordato un po’ un manga, ci sono andata vicina?

Ci sei andata vicina per alcuni elementi, sono cresciuto leggendo fumetti di vario genere e i manga hanno influito molto sull’aspetto creativo. Trovo che i Nipponici hanno spesso idee molto originali per quanto riguarda le trame, anche se a volte tendono a cadere in alcuni stereotipi tipici della loro cultura. Soul Exile è nato quasi per caso, stavo ascoltando una canzone che parlava della morte e la raffigurava come una compagna, quasi un’amante. Il testo mi ha affascinato ed ho iniziato a pensare ad un personaggio che convivesse con la morte quotidianamente, come se fosse una compagna di viaggio. Da qui è nato Amos.


Com’è nata l’idea di associare la raccolta di anime da parte dei mietitori a un’impresa terrena che sfrutta le morti per fare affari?

Questo è stato uno dei problemi principali nello sviluppo della trama. Come potevo giustificare un’organizzazione segreta che gestiva milioni di persone in tutto il mondo senza valutare l’aspetto economico? Inizialmente tutto era in mano a pochi uomini di fede, ma si sa che l’uomo non tarda mai a ingegnarsi per trarre da tutto dei vantaggi economici. Da qui l’idea della speculazione legata alla morte di personaggi chiave in ambito finanziario. D’altronde il modo più veloce di fare capitali non è investire in borsa a colpo sicuro?


Dal punto di vista estetico, a quali volti in carne e ossa assoceresti i tuoi personaggi? Hai dei modelli di riferimento?

Non ho pensato a dei modelli veri e propri quando ho creato i miei personaggi e anche nelle loro descrizioni fisiche sono sempre stato un pò vago, questo perchè mi piace pensare che ogni lettore si crei una sua immagine visiva dei personaggi. In fondo quello che spesso succede quando fanno una trasposizione cinematografica di un romanzo è che il lettore, vedendo l’attore scelto, pensi che non rispecchia affatto la sua idea di quel personaggio. Ed è giusto che sia così.


Chi preferisci dei tuoi personaggi e dove rivedi un po’ te stesso?

Difficile scegliere un personaggio in particolare, ma se proprio devo, il mio primo pensiero va a Sebastian, una sorta di figura di riferimento per i protagonisti. È insolito, meditativo ma con le idee ben chiare, una sorta di fratello maggiore che tutti vorremmo accanto. Per quanto riguarda me stesso devo dire di averne messo un pò in tutti i personaggi, forse per questo alcuni risultano anche particolarmente eccentrici (vedi Rufus).
Nessuno manipolava Sebastian Masterkey, decimo supervisore in gerarchia e uno dei mietitori più longevi della storia.
***
Rufus si zittì e per qualche istante sembrò meditare attentamente sulle parole dello straniero. – Marcel, perché non mi hai portato le frittelle con l’albicocca? Lo sai che le adoro, ogni volta che vieni le porti, io non capisco cosa ti stia succedendo... – Sebastian si mise le mani sulla faccia in segno di incredulità. – Dio mio ora ricordo! Stavo leggendo uno degli ultimi passi del Re Lear quando mi sono trovato all’improvviso dietro la tenda... non capisco... – Seb fece cenno a Marcel di avvicinarsi a lui. – Senti... d’accordo mi hai detto che un po'' gli mancava qualche rotella, ma a me sembra gliene manchino tutte! 

Qual è stata la parte che hai preferito scrivere del tuo romanzo e dove hai trovato difficoltà?

La parte che ho scritto in maniera più sciolta è stata la fuga iniziale dei due protagonisti, forse perchè è una scena che ho visto tante volte nella mia mente prima di scriverla. Le parti più difficoltose invece sono state sicuramente quelle in cui dovevo spiegare dei concetti importanti per l’opera, a volte anche difficili da comprendere.


Secondo te, quali sono gli elementi per un buon urban fantasy?

Penso che ci siano tre elementi importanti. Il primo, la storia deve prendere strade inaspettate, è sempre dietro l’angolo la caduta nei cliché di genere. Il secondo, inizialmente i protagonisti devono essere al di fuori dei meccanismi chiave della storia, per arrivare poi a sbatterci clamorosamente contro, proprio come il lettore che facilmente potrà immedesimarsi in loro. Infine il terzo è mischiare il concetto di bene e male... funziona sempre.


Hai pensato a un seguito per Soul Exile? Se sì, puoi anticiparci qualcosa? Se no, come mai questa scelta?

Chi ha letto il libro credo sia rimasto con una serie di domande a cui non è stata data una risposta. Diciamo che si è vista finora la punta di un iceberg che cela rivelazioni molto importanti sull’universo di Soul Exile. Proprio ora sto scrivendo il seguito del libro, posso solo anticiparvi che finalmente scopriremo cosa è davvero la “Volontà” che ha dato il via a tutta la storia!


Enzo, grazie per il tuo tempo. Ti auguro di realizzare tutti i tuoi progetti “peccaminosi”. 

E io ringrazio te per il tempo dedicatomi, un saluto a tutti i lettori.



E voi cosa aspettate a leggere Soul Exile? Ve lo consiglio se amate gli urban fantasy!

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