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13 aprile 2015

INTERVISTA - Gero Marino e Il manoscritto di Jonathan Merris

Salve amici lettori, ecco un altro esordiente nel nostro lit-salottino, Gero Marino e il suo romanzo d'esordio: Il manoscritto di Jonathan Merris.

Gero Marino è nato e cresciuto in Sicilia, originario della stessa città natale di Andrea Camilleri.
Classe 1980 con diploma commerciale e alle spalle una lunga carriera da dipendente, è appassionato di fantascienza, racconti distopici, realtà alternative, scenari apocalittici, misterie archeologia eretica, coltiva la passione per la scrittura districandosi tra opere in self-pubblishing, il proprio blog e i social network.




Quando hai scoperto la passione per la scrittura?

Ho sempre avuto la scrittura nel sangue, non per passione o per l’ispirazione in sé, ma perché ritengo la scrittura un efficace mezzo per esternare le proprie convinzioni e i propri sentimenti. Sin da ragazzo, a scuola, mi trovavo bene con l’italiano. Per un certo periodo ho dovuto tralasciare per motivi di lavoro, ma nel frattempo scrivendo nei social, nelle chat, e nei portali in generale, mi accorgevo sempre più che la gente apprezzava i miei pensieri e il mio modo di esprimermi.


Qual è stato il tuo primo testo?

Il mio libro d’esordio è proprio questo: “Il manoscritto di Jonathan Merris”, ovviamente ho in cantiere altri progetti, con un nuovo romanzo quasi ultimato pronto per sbarcare sugli store Amazon e contemporaneamente sono in gara presso il concorso nazionale indetto dalla Rai “La Giara” con un testo inedito che tratta temi di attualità. Ma Jonathan Merris

resta il mio “prediletto” l’ho scritto quasi per passatempo ed ora mi ci sono letteralmente affezionato.


Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non riesci a leggere e/o a scrivere?
Disponibile su amazon.

Mi piacciono i romanzi distopici come “Io sono leggenda”, adoro gli scenari apocalittici oppure quelli di fantascienza dove si tenta d’immaginare nuove frontiere dello spazio e dei progressi futuri dell’umanità. Ultimamente ho letto “L’impronte degli Dei” di Graham Hancock, un libro molto interessante che parla della possibilità che un’antica civiltà tecnologica sia esistita millenni fa e che poi misteriosamente ha fatto perdere le sue tracce. Sicuramente cercherò in futuro di sbarcare sull’horror, il triller e sul noir, modestamente me la cavo anche con l’erotico, ma lo ritengo un genere troppo sfruttato sia eticamente che commercialmente. Difficilmente mi vedo a leggere o a scrivere gialli perché laddove non c’è azione, inevitabilmente, si disperde anche il mio entusiasmo.


Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?

Sinceramente abbastanza dispendioso in termini di tempo, essendo un autore esordiente, all’inizio ho tentato diversi approcci con le case editrici, ricevendo soltanto proposte assurde. Così mi sono buttato sul self-pubblishing, grazie al quale posso gestire tutto il mio lavoro in completa autonomia, senza stress e senza termini di scadenza da rispettare.


Come è nata l’idea di Jonathan Merris? Cosa ti ha ispirato?

Durante il tempo libero ho dato sfogo alla mia sete di curiosità sul tema dell’archeologia eretica e i misteri della storia in generale. Così ho fatto svariate ricerche e ne ho assorbito a pieno tutto il fascino e l’importanza che n’è scaturito. Personalmente, penso che alcune teorie sul mondo delle antichità debba essere riletta con una chiave più moderna e una mentalità più aperta ed obiettiva verso nuove ipotesi più verosimili. Bisogna abbandonare alcuni dogmi che per troppo tempo hanno frenato queste visioni e perseguire sempre di più la via della ragione e della scienza. Per questo ho creato Jonathan Merris, per dare una scossa al pubblico e farlo riflettere su nuovi orizzonti della storia del mondo e dell’umanità.


Quanto c’è di te in questo testo?

In questo racconto c’è dentro tutta la mia laicità e la completa disillusione che ci sia un’altra vita dopo la morte. C’è tutta la mia ragione, il toccare con mano quello che effettivamente esiste discernendo le illazioni e focalizzando la vera realtà. Ovviamente tutti messaggi in codice introdotti e mischiati con episodi fantastici e irriverenti che rendono il testo scorrevole e appetibile al pubblico.


Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo hai superato?

Facile, quando ho un blocco, mi fermo e cerco di ragionare sugli ostacoli. In casi estremi, semplicemente accantono temporaneamente il progetto e cerco dei nuovi spunti altrove. A volte l’ispirazione arriva proprio quando meno te lo aspetti, nella vita di tutti i giorni, leggendo una notizia, guardando un documentario o semplicemente meditando la notte. Poi riprendo da dove ho lasciato e trovato lo spunto adeguato, la storia prosegue da sola come per magia.


Cosa vuoi comunicare con Il manoscritto di Jonathan Merris?

Voglio raccontare non soltanto una storia d’avventura, attraverso i confini dello spazio-tempo, ma una speciale esperienza esplorativa verso nuovi aspetti, passati e futuri, della civiltà umana e una speciale storia d’amore nata casualmente durante le gesta del protagonista. Voglio che il pubblico si metta comodo sulla poltrona e viaggi virtualmente con quello che ha di più prezioso: la sua mente.


Cosa pensi del Self-Publishing?

Penso che con l’avvento dell’era digitale fosse inevitabile l’avvento di portali del genere, offrono un buon supporto e consentono a chiunque di poter distribuire i propri lavori in Italia e all’estero senza bisogno di passare per vie terzi.


Quali sono i tuoi progetti futuri?

Mi piacerebbe continuare a scrivere opere di fantasia, mi aiutano ad evadere dalla triste quotidianetà che oggigiorno affligge un po’ tutti quanti e mi consente di dar sfogo alla mia creatività. Se le basi che sto ponendo con questi nuovi personaggi avranno successo, magari ne scriverò i seguiti!


Grazie a Gero Marino per averci dedicato il suo tempo. In bocca al lupo e buona scrittura!

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