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4 dicembre 2015

INTERVISTA - Luigi Bonaro e Daniele Picciuti; Clowns vs Zombies

Salve peccatori, oggi una intervista doppia, ospiti di questa chiacchierata: Luigi Bonaro e Daniele Picciuti, autori Nero Press Edizioni che ci parleranno di Clowns vs Zombies
Che l'apocalisse zombieintervista abbia inizio.
Di storie su invasioni zombie ne abbiamo viste a decine, ma stavolta c’è qualcosa di diverso nell’aria. Un’epidemia nata in maniera singolare, che ha sviluppi dal taglio sì sanguinario ma anche ironico. Luigi Bonaro e Daniele Picciuti vi trascineranno in una sequenza di eventi incalzanti, che difficilmente non lasceranno il segno.
Daniele Picciuti, romano, classe 1974, vincitore e finalista a numerosi concorsi letterari, ha all’attivo molte pubblicazioni in antologie multiautore. È Presidente dell’Associazione Culturale Nero Cafè, co-responsabile del magazine Knife e del marchio editoriale Nero Press Edizioni.

Luigi Bonaro è nato a Copparo (FE), laurea in Antropologia, presso l’Università degli Studi La Sapienza di Roma. Racconti e altri suoi articoli di critica letteraria sono comparsi su varie antologie, riviste e siti remoti del Cyberspazio. Nel direttivo di Nero Press, è direttore della collana Classici della casa editrice, dal 2011 conduce una rubrica di critica letteraria, Radiografie In Nero, sulla rivista Knife, un’altra rubrica di narrativa Sci-fi/Weird su Skan Magazine, Poscritti di Futuro Ordinario e una rubrica su Truefantasy, La bottega di Horselover Fat, che si occupa di vecchi film e libri sci-fi.

Luigi Bonaro e Daniele Picciuti, benvenuti su Peccati di Penna.

Salve!


Quando avete scoperto la passione per la scrittura? Qual è stato il vostro primo testo?

Luigi: “Mio padre era un ottimo lettore e uno scrittore, la passione per la lettura e la scrittura proviene da lui. Inoltre, sicuramente avere a disposizione in tenera età una biblioteca molto fornita e in continuo accrescimento ha facilitato la mia passione per il libro. Si può dire, tuttavia, che lui fosse uno scrittore/poeta, io purtroppo, malgrado apprezzi molto chi riesce a scrivere poesia, non sono avvezzo al genere e mi è sempre riuscita di più la narrativa, che sia short story o romanzi più lunghi”.

Daniele: “Non ho un ricordo preciso di come sia cominciata, ma sicuramente  a casa avevo molti libri di fantascienza, mio padre ne era appassionato. Tuttavia penso di aver cominciato seriamente ad appassionarmi dopo i primi libri di Stephen King. Quanto a scrivere, l'ho sempre fatto. Rammento le prime storie battute a macchina con una vecchia Olivetti, facevo muovere personaggi della fantasia dell'epoca come Paperino, Gatto Silvestro e Snoopy in avventure horror e fantasy. Poi, con i librigame c'è stata una sorta di evoluzione, le storie sono diventate più serie e sempre più cupe.”


Quale genere letterario vi è più affine? Quale, invece, non riuscite a leggere e/o a scrivere?

Luigi: “A parte la poesia, vedi sopra, sono piuttosto appassionato di Sci-Fi e Horror, mi piace molto il noir e la saggistica. Credo che avrei serie difficoltà nello scrivere un testo generalista, un harmony o qualcosa di erotico”.

Daniele: “L'horror è certamente il mio habitat naturale, ma mi piace avventurarmi anche nel fantasy e nella fantascienza. Sto iniziando a sperimentare il thriller ma, come Luigi, ho poca affinitià con il mainstream, anche se non nego che, in passato, ho scritto alcuni racconti del genere, per lo più a sfondo drammatico. Ultimamente, invece, ho scoperto che mi piace tingere le mie storie di grottesco, strappare qualche risata in mezzo a carni dilaniate è un'esperienza affascinante. In qualche modo, Clowns vs Zombies ne è la prova”.


Come è stato il vostro percorso verso la pubblicazione? Cosa pensate del Self-Publishing?

Luigi: “Non ho nulla contro il Self-Publishing, credo che sia una bella responsabilità autovalutarsi, occuparsi dell’editing, impaginazione e quant’altro. Dal momento che sono tutti mestieri di persone specializzate, che hanno studiato per fare questo, a meno che l’autore che si autopubblica non abbia in sé tutte o parte di queste competenze. In ogni modo, ho amici che usano il Self-Publishing e fanno ottime cose. Credo, tuttavia, che il Self-Publishing sia molto oneroso per l’autore se vuole fare un buon lavoro e offrire un buon prodotto al pubblico e, ripeto, è una responsabilità che in genere gli autori che pubblicano in modo tradizionale condividono in un certo senso con la casa editrice, se è seria. Certo, poi ci sono sempre i pro e i contro”.

Daniele: “Questa storia meritava di uscire, di trovare pubblicazione. È “folle” e so che appassionerà chi vorrà leggerla, ma mi aspetto anche le critiche dei detrattori del genere. Ci sono sempre. Quanto al self-publishing, non mi fa impazzire, per il semplice motivo che chiunque può scrivere qualcosa e venderlo. Vi immaginate un farmacista che realizza un medicinale nel suo laboratorio e lo spaccia in farmacia? Scherzi a parte, non c'è un controllo, una supervisione da parte di un professionista, i testi sono al 90% pessimi, pieni di errori, refusi, con copertine a volte ridicole e sgranate, impaginazioni che infastidiscono persino l'occhio meno allenato. Conosco diversi autori che si autopubblicano ma quasi mai i loro prodotti meritano di essere comprati e letti. Quello che non capiscono è che in questo modo allontanano i lettori dai testi che invece meritano di essere letti. Chi non conosce a sufficienza il mondo della piccola editoria neanche sa che differenza c'è tra un libro autoprodotto e  uno pubblicato da un editore misconosciuto. Che poi, anche qui ci sono editori e editori. Non tutti, come Nero Press, curano l'editing di ciò che pubblicano”.


In che modo siete venuti a conoscenza di Nero Press Edizioni? Cosa potete dirci della vostra esperienza con questo editore?

Daniele: “Rispondo io per tutti e due: Nero Press è marchio editoriale del'Associazione Culturale Nero Cafè, di cui io e Luigi siamo soci. Normalmente non facciamo uscire cose “nostre”, preferiamo dare spazio ad altri autori, ma di tanto in tanto ci togliamo lo sfizio di pubblicare con il nostro marchio le opere che riteniamo ne valgano la pena. D'altronde, sono molte le figure che lavorano nell'Associazione, Clowns vs Zombies è stato editato da una delle editor della casa editrice, Caterina Bovoli, e direi che ha fatto un ottimo lavoro”.


Dove nasce l’idea di Clowns vs Zombies? Cosa vi ha ispirato?

Luigi: “Sicuramente la visione dei film di Romero, di Carpenter, di registi esteri, a cavallo tra l’horror e la Sci-Fi,  ma anche di tanti prodotti italiani come ad es. Incubo sulla città contaminata di Lenzi ecc, oltre ai famosi “B” movies, dagli anni ’60 in poi, dove in alcuni si nota ancora la lampo del costume del mostro di turno, tutto quel cinema tanto artigianale ma affettuosamente bello e sporco, ricco di spunti e di energia. Poi, ci sono i classici dell’horror e le serie TV, io sono un personalissimo amante di XFiles ma anche di tutto lo scibile prodotto sul tema e una certa morbosa e infantile passione per i temi apocalittici additivati di mostri, alieni e mutanti.”

Daniele: “In realtà nasce dall'incontro di due diverse follie. I clowns in un contesto zombie da una parte, un contesto fantascientifico dall'altra che, secondo me, dà un valore aggiunto al tutto. Difficilmente  quando ci sono di mezzo gli zombie si parla anche di dimensioni parallele.  Mentre Luigi ha una cultura zombie più  classica, io prediligo gli zombie moderni (ad esempio i i rabbiosi di 28 giorni dopo)  veloci e selvaggi; inoltre seguo tutte le principali serie tv sul tema, come The walking dead, Z Nation e I Zombie. Non sai mai cosa può essere fonte di ispirazione e cosa, soprattutto, può insegnarti a non commettere gli stessi errori”.


Quanto c’è di personale in questo testo?

Luigi: “Sicuramente, scrivere di zombies oggi, potrebbe in qualche modo esser considerato abusato, la cosa più onesta che posso dire a riguardo è il fatto che abbiamo scritto sostanzialmente per divertimento e di ciò che ci piace per cui posso affermare con assoluta certezza che il “giocare a fare lo scrittore di zombie” ci è molto servito per realizzare qualcosa di sicuramente molto personale, in termini di caratterizzazione dei personaggi e rivisitazione di figure particolari, molto care ai generi, non ultima quella del Clown che nel nostro romanzo perde quanto di caratteristico, tipico del genere ribaltando un poco la prospettiva. C’è sicuramente un livello introspettivo differente rispetto ai personaggi delle classiche saghe. Insomma, i personaggi di “Clowns” interessano il lettore per la loro storia personale, il loro vissuto. O almeno speriamo che sia così” (Ride). E poi, a me piace scrivere di Zombie, metterli da tutte le parti, nei racconti  di Verga o di Verne.  Lo zombie è dissacrante, come insegna Romero, sovverte con la sua passività elementare qualsiasi struttura socio-politica e qualsiasi idea di egemonia, è la rivoluzione finale a secoli di controllo sociale”.

Daniele: “È un modo come un altro per prepararci all'eventualità di una apocalisse zombie, che sarà sempre meglio della possibilità – sempre più vicina – di ritrovarci in mezzo a una terza guerra mondiale. Lo zombie è una figura che non può esistere, quindi è facile giocarci, non nego che sia la moda del momento e in qualche modo ci abbia influenzato, ma è stato divertente anteporvi la figura del clown (anzi dei clowns), nell'immaginario comune piuttosto inquietante nonostante dovrebbe essere invece divertente. Ma (It ci insegna) un clown, dietro la maschera, può nascondere chiunque, e in qualche modo questo tema emerge, a un certo punto, e in più di una maniera. Mi è piaciuto contrapporre queste due figure e nei toni che abbiamo usato, devo dire che, in questo, lavorare con Luigi è stato un piacere, lui l'ironia ce l'ha nel sangue”.


Avete condotto delle ricerche particolari per scrivere Clowns vs Zombies?

Luigi: “Da autori Sci-Fi oltre che horror, abbiamo provato a fare i bravi.  Vengono infatti presentati all’interno del libro degli scenari futuristici, il passaggio attraverso dimensioni temporali che viene ottenuto attraverso delle macchine  che, abbiamo fantasiosamente realizzato nel libro basandoci su delle teorie fisiche assolutamente valide, camuffandone ovviamente delle parti, a nostro uso. Insomma, dalle grandi teorie della fisica al manuale del forno a microonde per avere un’idea di come funzioni l’effetto “gabbia di Faraday” alla fantasia futuristica e futuribile, ma verosimile  del nostro “Clowns”. Certo, sono peccati di penna, per carità, ma tutti allo scopo di divertirvi”.  

Daniele: “Una piccola ricerca per capire che tipi di figure esistono nel mondo dei clowns e poi la fiducia nella conoscenza fantascientifica di Luigi, sicuramente maggiore della mia. Per il resto, c'è molta fantasia, ironia, azione. Non credo ci si possa annoiare, ecco”.


Avete mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo avete superato?

Luigi: “Non so Daniele, ma c’è sempre così poco tempo che più che il blocco dello scrittore, c’è lo «sbrocco» dello scrittore. (Ride). A parte le facili battute, capita a volte di non riuscire precisamente a individuare una determinata cosa che si vuole fare e allora si diventa più insicuri e incerti. La penna tentenna e non pecca come dovrebbe”.

Daniele: “Oh, non è questo il mio problema. Ma il tempo. Ho il blocco temporale! Talmente poco temo e così tante idee da raccontare che sono facile preda della frustrazione dello scrittore. Ho scalettato almeno tre soggetti per altrettanti romanzi, un romanzo avviato e fermo a due terzi, un progetto di scrittura a quattro mani (non con Luigi stavolta!) che non so se vedrà mai luce, e un casino di altre idee nella testa. Ma... ecco, mi servirebbe il Giratempo di Hermione Granger per riuscire a fare tutto”.


Cosa volete comunicare con il vostro Clowns vs Zombies?

Luigi: “Ovvio, sangue, violenza, fobia, paranoia. (Ride). Credo di parlare anche per Daniele, non abbiamo la presunzione di comunicare grandi messaggi all'umanità, ci premeva scrivere una storia appassionante e appassionata che coinvolgesse i lettori, perché ha coinvolto per prima noi, soprattutto per le storie dei personaggi, i loro drammi personali, le loro caratteristiche; insomma, volevamo animarli sullo sfondo di questa apocalisse raccontando delle loro vicende, leggendo infatti la storia di uno in particolare, (non anticipo chi), potrete sicuramente percepire il confronto tra gli zombie, una sofferenza e un orrore inventato, simbolico e allegorico con le vicende terribilmente veritiere del personaggio.  Il risultato è una storia nella storia dove il passato dei protagonisti si dispone sul teatro dell'apocalisse insieme ai simpatici amici non-morti”.

Daniele: “Divertire il lettore. Farlo appassionare, ridere – anzi, sghignazzare – finanche sorprendere. Non voglio dire spaventare, perché le nostre atmosfere possono – anzi devono! - inquietare, disturbare... ma sempre con quella punta di ironia che condisce tutta la storia. Attenzione: ironia, non demenzialità, questo ci tengo a sottolinearlo, perché le mie parole potrebbero essere fraintese.


Quali sono i vostri progetti futuri?

Luigi: “Diventare ricchi con “Clowns”, contattare Spielberg per obbligarlo a usare il testo per un film, finire sulla copertina del TIMES. (Ride)

Daniele: “C'è un po' di roba mia che deve uscire – cose già scritte per fortuna! - in particolare proprio questo mese dovrebbe  approdare in libreria Nero Elfico (Watson Edizioni), un fantasy-noir-grottesco (ma l'identificativo ufficiale del genere sarebbe bizzarro fiction). E poi devo capire come teletrasportarmi ad Hogwarts per rubare il Giratempo a Hermione. Anzi, se avete qualche suggerimento, sono tutt'orecchi!”


Grazie a Luigi Bonaro e Daniele Picciuti per averci dedicato il loro tempo. In bocca al lupo e buona scrittura!
 

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