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27 maggio 2016

INTERVISTA - Mario Santamaria e La Sezione Profonda

Carissimi lettori, nuova intervista, oggi è su Peccati di Penna: Mario Santamaria con La Sezione Profonda.

Mario Santamaria nasce a Roma nel 1971. Si occupa di comunicazione in ambito universitario e per vivere felice scrive e scala montagne.

Negli anni Novanta un sua storia breve viene inserita in una raccolta edita dal Comune della sua città.

Nel 2008 pubblica a quattro mani Le favole di Nonna Viola, un testo per ragazzi.

Nel 2014 dà vita a narrabit.wordpress.com, un blog di racconti. E questo è il suo primo libro di narrativa.

Benvenuto su Peccati di Penna, Mario Santamaria! Quando hai scoperto la passione per la scrittura?
A 12 anni. Con un amico, che è finito a fare l’attore, scrivemmo un adattamento teatrale dello Strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde. Ovviamente mai messo in scena. Chi dei due fosse il Dr. Jekyll rimane ancora oggi un mistero.

Disponibile su amazon.
Qual è stato il tuo primo testo?
Un racconto inserito negli anni ’90 in una raccolta del comune di Roma. Un ragazzino un po’ goffo imparava a correre afferrando il vento con le mani.

Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non riesci a leggere e/o a scrivere?
Quelli che chiamo tension novel. Ovvero i racconti o i romanzi in cui la tensione regna sovrana. Una tipologia che attraversa un po’ i generi. E’ anche il modo in cui mi piace scrivere. Con la comicità spinta, invece, non sono a mio agio. Né come lettore, né come scrittore.

Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?
Da manuale. Duro, lungo. Fatto allo stesso tempo di gioie e di grande sconforto. Due anni sul blog (narrabit.wordpress.com). Poi i mesi di attesa, i silenzi, i dubbi, la tentazione del self-publishing. Alla fine due proposte. Ma d’altra parte nessuna storia funziona bene come un dramma.

Come è nata l’idea di La Sezione Profonda? Cosa ti ha ispirato?
Quattro idee molto diverse. Vado rapido. La prima. Cosa succederebbe in Italia se quattro tizi decidessero ti rapinare una banca vestiti come gli ex-presidenti? Ma soprattutto, chi sono questi quattro tizi? La seconda. Esplode la centrale di Chernobyl: cosa succede all’amore mentre le radiazioni cambiano per sempre la vita della gente? La terza. Metti un ragazzo mentalmente instabile. Metti una cultura contadina e i suoi rituali di sangue. Cosa può succedere? La quarta. Ci piace la vita comoda fatta di gadget e sicurezze. Ma fino a dove siamo disposti che si spinga la scienza per garantirci i livelli a cui siamo abituati? Ci va bene che sia il Fante, un Ritagliatore, a fare il lavoro sporco per noi?
Cosa ci fanno le maschere di Prodi, Andreotti, Cossiga e Berlusconi in un furgone? Qual è il legame tra le nanotecnologie e il sangue dei pesci artici? E chi si nasconde dietro la figura del Fante? Quattro racconti diretti, crudi, abitati da personaggi insoliti e con una profonda vis tragica: una rapina nel giorno del martedì grasso; un racconto d’amore a Kamaryn; la fredda ineluttabilità della violenza maschile e un techno-thriller in cui sarà la tecnologia a comandare sull’uomo. Questi alcuni degli ingredienti con cui Mario Santamaria, con un linguaggio sferzante e ironico, denuda l’uomo mostrando tutte le sue debolezze e ci conduce in un naufragio dell’identità, di scomposizione dell’io, che svela le maschere dell’uomo moderno. Una raccolta di racconti che sa interpretare magistralmente le ansie, i timori e gli interrogativi più profondi di una società in continuo mutamento.
Quanto c’è di te in questo testo?
Molto. Buona parte del lato oscuro. Ma potrebbe essere diversamente? Chi scrive non regala sempre pezzi delle sue realtà vissute ai mondi che descrive e ai suoi personaggi?

Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo hai superato?
Ogni volta. Ma non è il blocco classico. Quello dell’oceano bianco che ti caccia con le sue tempeste di vuoto. Ma quello del foglio pieno in cui più della metà sai che va buttata, ma non sai ancora qual’è. In genere lo supero con la musica. O andando a scalare.

Cosa vuoi comunicare con il tuo La Sezione Profonda?
Non c’è una tesi nel mio libro. Solo a posteriori sono riuscito a trovare un filo rosso che lo percorre da capo a fondo. E’ chiaro che ognuno di noi indossa maschere, gioca ruoli, e nel sovrapporsi di strati su strati, si arrovella per rinvenire un sé stesso autentico. Ma questa ricerca ha veramente senso? Esiste l’autenticità? O la nostra vita è inevitabilmente una sceneggiatura che crediamo avvincente e di cui siamo i casuali protagonisti?

Cosa pensi del Self-Publishing?
Nel nostro paese il mercato editoriale è messo come è messo. E’ inutile negarsi che il cammino di uno scrittore sia un cammino di guerra. E che in questo scenario il self-publishing sia una delle frecce nella faretra dell’esordiente. Detto questo non ho un approccio ideologico. Non penso che in un’epoca in cui quelli che scrivono sembrano ormai essere più di quelli che leggono, il self-publishing sia necessariamente la panacea. Certo è che dà oggi voce a narratori un tempo sconfitti in partenza.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho tre romanzi che si rincorrono nelle mie notti insonni. Uno quasi finito. Uno a metà. Uno solo nella mia testa. Si tratta di capire da dove iniziare. Sarà che ho il blocco dello scrittore?

Grazie a Mario Santamaria per averci dedicato il suo tempo. In bocca al lupo e buona scrittura!

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