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12 maggio 2017

INTERVISTA - Maurizio Castellani e La ventiquattrore

Altro autore su Peccati di Penna, è la volta di: Maurizio Castellani.

Maurizio Castellani è nato a Pontedera nel 1959, in provincia di Pisa, dove tutt'ora svolge l'attività di libero professionista. Lavora sia in Italia che all'estero, ha lavorato per tre anni a Dakar occupandosi di Social Housing. La famiglia, la cucine a e il mare sono i tre amori della sua vita. Dopo tanti anni passati a leggere, decide di mettersi a scrivere. La ventiquattrore è il suo primo romanzo.
Benvenuto su Peccati di Penna! Quando hai scoperto la passione per la scrittura?
Improvvisamente. Una fredda mattina del gennaio 2015, dopo 40 anni di letture, per lo più Gialli – Noir-Thriller-Poliziesco, mi sono detto che ormai avevo acquisito molti di quei tecnicismi necessari e indispensabili per coinvolgere il lettore alla lettura e a farlo mantenere interessato a questa, cioè potevo essere in grado di utilizzare una tensione letteraria che unita a una logica deduttiva e all’osservazione, potesse coinvolgere e interessare il lettore. Convincendomi di questo, mi sono messo a scrivere.

Qual è stato il tuo primo testo?
La ventiquattrore Delitto in Albergo. Un romanzo giallo di altri tempi, dove solo l’osservazione e la deduzione logica sono solo i due strumenti utilizzati per risolvere il mistero, quindi niente indagini di laboratorio e nessun commissario ficcanaso.

Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non riesci a leggere e/o a scrivere?
Come ho detto, i gialli, i noir ma anche romanzi in generale, ora sto leggendo Joël Dicker “Gli ultimi giorni dei nostri padri”, e contemporaneamente “Tre donne forti” di Marie Ndiaye, una scrittrice senegalese veramente eccezionale. Alcuni di questi non riesco a terminarli, ma credo che non sia perché esistano libri belli o libri brutti, anzi credo che tutti i libri trasmettano qualcosa, è caso mai il tuo stato d’animo del momento che ti porta ad abbandonare la lettura di quel libro. Per quanto riguarda lo scrivere, al momento mi sono cimentato solo nel romanzo giallo, e quindi non potrei rispondere.

Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?
Io avevo scritto il romanzo a me stesso, nemmeno mia moglie ne era a conoscenza, e non avrei mai avuto l’iniziativa di farlo pubblicare se non fosse per un giornalista, scrittore e professore in pensione, che per caso, passando dal mio studio, e parlando di una sua pubblicazione, ebbi il coraggio di sottoporglielo. Da lì è partito tutto, il Professore ha così, tanto insistito che ho mandato il romanzo a quattro case editrici, e una, dopo circa tre mesi dopo mi ha contattato.

Come è nata l’idea di La ventiquattrore? Cosa ti ha ispirato?
Il mistero è tutto concentrato su quale fosse stato il mestiere dell’ucciso e sulla sparizione della sua ventiquattrore. Quindi all’editore ho suggerito questo titolo, a cui lui poi ha aggiunto il sottotitolo “Delitto in Albergo” portando subito a conoscenza del pubblico, di cosa trattasse il romanzo.
Stanco di svolgere la professione di Geometra, ritenendola oramai un disbrigo della burocrazia inventata, e dopo aver ereditato un albergo a Casciana Terme, decide di cambiare vita e lavoro; così Marco Vincenti inizia la sua avventura di albergatore. Tra i primi clienti c'è un certo Corrado Fantozzi - a cui Marco attribuisce il soprannome l'asciutto per il portamento e il fisico prestante - che si aggira perennemente con una valigetta e che svolge un'attività tra il lusco e il brusco. Due giorni dopo, Marco trova il Fantozzi morto nel letto della camera 106 e della valigetta non c'è più traccia.
Quanto c’è di te in questo testo?
Indubbiamente, quando una persona si mette a scrivere, difficilmente riesce a non farsi trasportare dalle proprie sensazioni, emozioni e/o modi di pensare. Quindi benché il romanzo non è autobiografico, il personaggio mi assomiglia nel senso che le sue espressioni e le sue azioni sono relazionabili alla mia persona.

Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo hai superato?
Al momento no! Se per blocco di scrittore, si intende la mancata voglia di scrivere, allora rispondo si. Scrivo quando ne ho voglia, quando mi è chiaro il percorso, quando ho la mente libera dal lavoro, e quando ho dei momenti veramente tutti miei.

Cosa pensi del Self-Publishing?
Faverevolissimo! Le case editrici, non per un loro malevole comportamento, ma perché seppellite da innumerevoli richieste, e quindi di offerte, rispondano i tempi lunghissimi, e a volte addirittura non rispondano nemmeno. Poi ci sono quelle case editrici che ti chiedono un contributo alla pubblicazione, e/o l’acquisto di n. copie. L’autopubblicazione è uno strumento che consente a qualsiasi autore, di vedere pubblicato il suo libro in tempi certi e con costi certi. Certo, esiste il problema di riuscire a commerciarlo, cioè di distribuirlo, ma questo lo troviamo presente anche in quelle case editrici a pagamento, quindi il Self Publishing ti da l’opportunità di pubblicare il tuo libro, rimanendo a te tutti i diritti di autore, che se hai fortuna nell’impatto con il pubblico, puoi comunque trasferirlo a eventuali case editrici interessate.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
I miei progetti per il futuro, sono molto chiari. Dalla pubblicazione del primo romanzo, è passato un po’ di tempo, e in questo arco temporale, il protagonista del romanzo, si è presentato più di una volta chiedendomi di continuare. Ho già scritto il secondo e il terzo, e ho iniziato il quarto, quindi il mio futuro è per il momento pubblicare a breve il secondo. Ho anche deciso di partecipare a qualche concorso letterario, visto che nel 2016 mi è andata bene vincendo il Primo Premio Letterario “La città di Murex”.

Grazie a Maurizio Castellani per averci dedicato il suo tempo. In bocca al lupo e buona scrittura!

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