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23 febbraio 2018

SEGNALAZIONE + domande all'autore - La strada per la felicità di Silvia Mango | Self

Un libro dai temi importanti, un'autrice dalla spiccata sensibilità. Vi presento  La strada per la felicità di Silvia Mango e un piccolo extra per conoscere meglio gli argomenti del romanzo.

TITOLO: La strada per la felicità
AUTORE: Silvia Mango
EDITORE: Self
GENERE: Narrativa
PREZZO: ebook 0,99 € | cart. 8,99 €
PAGINE: 374

TRAMA
Superati i trent'anni, Magnolia ha smesso di sognare. Anche se vive in un quartiere residenziale di Torino con un marito ricco e famoso, la sua vita è completamente infelice.
Alice, la loro bimba di sei, anni presenta una grave forma di disabilità degenerativa agli arti inferiori e Alberto è freddo, cinico ed egocentrico.
Dopo l’ennesimo litigio, la donna decide che è arrivato il momento di prendere in mano le redini della sua vita e parte insieme ad Alice alla volta del Salento, dove esiste una tenuta in cui si pratica l’Ippoterapia, preziosa per la malattia della bambina.

Qui Magnolia ritrova Ettore. Lui è il suo primo amore, l'uomo che le ha fatto scoprire "l’amore": quello vero e mai sopito.
Tra i due pulsa ancora qualcosa di molto forte, ma non sarà affatto semplice ricucire uno strappo profondo durato vent'anni e affrontare un marito che non accetta di essere stato lasciato da sua moglie...

Silvia Mango, nasce a Torino il 19.7.1976.
Avvocato specializzato in diritto di famiglia e difesa delle donne e minori vittime di violenza. Ha pubblicato tre romanzi: il primo a seguito della vincita di un concorso indetto dalla Arpanet Edizioni e gli altri due editi da Rizzoli (per la collana YouFeel).
Alcuni suoi racconti sono stati inseriti in una raccolta edita da Ilstar Libri, a cura di Stefania Bertola e in un'altra edita da Feltrinelli. Tutti firmati con lo pseudonimo Silvia Mango.
Vive in provincia di Torino con il marito e le tre figlie.


Trattare la disabilità è sempre complicato perché è un tema delicato, cosa ti ha spinto a inserirlo nella tua opera?
In effetti, scrivere di Alice — la figlia di sei anni di Magnolia — e della sua disabilità non è stato affatto semplice. Il rischio di cadere nei luoghi comuni era alto così come quello di tratteggiare la bambina soltanto con la sua condizione fisica, quando invece Alice non è la sua disabilità, Alice non sono due gambe malferme, Alice è una bambina come tante altre: gli stessi sogni, le stesse aspettative, le stesse paure, solo che ancora non lo sa. Per anni, la sua vita e quella della madre erano ruotate intorno alle operazioni — infinite — a cui era stata sottoposta e al pensiero di quelle a cui avrebbe dovuto sottoporsi. Magnolia, guardando quegli arti quasi privi di scintilla vitale, non faceva che domandarsi se la pelle della bambina fosse sufficientemente morbida, se i muscoli, non utilizzati come sarebbe stato giusto e naturale fare, fossero sul punto di atrofizzarsi. Era difficile pensare a qualcosa che non riguardasse le sue cellule, i suoi arti, quanti minuti riusciva a reggersi in piedi, da quanti fremiti veniva scossa, quanto fragili potessero essere le ossa. Ma per quanto si adoperassero, la vita di entrambe era immobilizzata, ferma, bloccata come in un vicolo cieco. Ed è stata proprio questa riflessione a spingermi a inserire questo elemento nel romanzo: mi interessava la sfida, partire da una difficoltà che appare insormontabile per poi scoprire che un nuovo inizio è sempre possibile, non nonostante, ma proprio grazie a un elemento che avrebbe potuto essere distruttivo.

Nel romanzo si parla di Ippoterapia, cosa puoi anticiparci di questo particolare trattamento e perché lo hai scelto?
La disabilità di Alice è un argomento delicato, da approcciare con la cura e il rispetto con i quali si dovrebbe trattare ogni condizione umana che non abbiamo scelto, ma che in qualche modo ci è capitata e con la quale dobbiamo convivere. Per farlo, ho studiato molto, mi sono documentata, ho parlato con persone che hanno questa stessa disabilità, mi si è aperto un mondo ed è stato così che ho scoperto l’ippoterapia. A dispetto delle cure tradizionali, di carattere prettamente ‘passivo’, alla base di essa c’è la volontà di accendere nei piccoli pazienti un deciso incoraggiamento che li stimola a diventare protagonisti, questa volta attivi, della cura. Nel giocare con il cavallo, i bambini eseguono più volentieri gli esercizi riabilitativi e sono altresì gratificati emotivamente dal rapporto che via via si instaura con l’animale, rendendoli più forti e sicuri di sé. Ho scelto di parlarne perché io stessa amo la vita all’aria aperta e credo davvero che prendersi cura di un animale, grande o piccolo che sia, faccia bene oltre che al fisico anche al cuore. Ed era proprio ciò di cui aveva bisogno la piccola Alice.

Cosa vuoi comunicare con il tuo libro?
Un messaggio tanto semplice quanto impopolare: è nel momento di più grande vulnerabilità che noi donne siamo più coraggiose. All’inizio del romanzo, Magnolia appare più vecchia della sua età, ha le mani sempre screpolate, i capelli rovinati da troppe stirature chimiche, sul viso non vi è che un’ombra della bellezza di un tempo ma, d’un tratto, quando realizza di aver toccato il fondo è disposta a cadere ancora perché sa di essere in grado di rialzarsi, questa volta più forte di prima. Così, invece di continuare a fingere che tutto vada bene, sceglie di reagire e diventare la sola autrice della sua vita. “La strada per la felicità” è un romanzo sul coraggio di cambiare, sulla potenza salvifica della radicalità di certe scelte e sull’amore prima di tutto verso se stesse.

2 commenti:

  1. Cara Ornella ti ringrazio di cuore per l'attenzione che hai riservato a me e al mio romanzo. Sono davvero felice di essere stata tua ospite! Silvia

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